Murat Arslan condannato a 10 anni di carcere da una corte turca (versione in lingua italiana)
News of the IAJ
Ieri abbiamo ricevuto la triste notizia relativa alla condanna del nostro carissimo collega, Murat Arslan, Presidente dell’associazione dei giudici e pubblici ministeri turchi YARSAV e vincitore del premio per i diritti umani dedicato alla memoria di Vaclav Havel, edizione 2017.
Questa è la relazione del processo-farsa tenuto da un tribunale turco che ha condannato Murat Arslan a dieci anni di carcere. L’identità del testimone oculare, autore di questo rapporto viene tenuta segreta: essa è conosciuta solo dai membri del Comitato della presidenza dell’UIM e dal Segretariato Generale, che garantiscono l’autenticità delle notizie.
Abbiamo pensato che fosse giusto diffondere questa notizia al fine di mostrare al mondo il modo scandaloso in cui la giustizia è resa in un paese come la Turchia, che non è più un paese governato dallo stato di diritto e si sta mostrando indegno di far parte della comunità internazionale:
VERSIONE IN LINGUA ITALIANA DEL RESOCONTO DELL’UDIENZA DEL PROCESSO-FARSA A MURAT ARSLAN
“Cari amici della Turchia libera,
È valsa veramente la pena assistere all’ultimo processo. Prima di tutto, il nostro Arslan (Arslan significa leone in turco) ha pronunciato un discorso molto coraggioso, precisando che non si trattava di una difesa, bensì di un discorso rivolto alla generazione futura, quella per veri giuristi del futuro, che rispetteranno lo stato di diritto, e non per questa corte che lo giudicava. Con il suo solito tono di sfida, ha espresso apertamente il suo disprezzo per tale collegio. Tradurrò tutto il suo discorso quando mi sarà trasmesso dall’avvocato.
La giuria era all’apparenza intimidita, piuttosto tranquilla. Si è seduta ed ascoltato senza alcuna reazione. Quando l’avvocato ha richiesto un’estensione delle indagini, la corte ha respinto l’istanza e ha disposto che l’udienza continuasse.
Devo rammentare che non c’è un solo giudice in questo collegio di tre giudici che abbia assistito a tutte le udienze di questo processo dall’inizio alla fine. Così nessun giudice ha visto che cosa sia accaduto nell’aula dall’inizio alla fine. L’ultima udienza è stata presieduta da un magistrato che ha assistito a sole due udienze in tutto. Secondo il diritto processuale penale turco tutte le udienze devono svolgersi di fronte al medesimo giudice che emetterà la sentenza.
Dopo che tutte le istanze della difesa sono state respinte, gli avvocati hanno deciso di non continuare il loro lavoro, vistane l’inutilità. La Corte li ha ascoltati tutto il tempo necessario, ma non c’è stata alcuna intenzione di indagare sulla verità. Non hanno cercato di risolvere il problema dei dati contrastanti su questioni tecniche o su dichiarazioni giurate. No, non c’era bisogno di chiarire nulla: questo è stato il loro atteggiamento dall’inizio alla fine, perché il risultato era già deciso.
Di fronte al rifiuto da parte degli avvocati della giuria di proseguire nelle difese per mancanza di imparzialità, la corte ha respinto l’istanza di ricusazione. Quest’istanza, secondo il diritto processuale turco, dovrebbe essere portata di fronte ad un altro tribunale per essere analizzata, ma la Corte ha rigettato anche tale domanda. A questo punto, gli avvocati hanno deciso di abbandonare le difese. Dopo tale dismissione, anche il pubblico ministero ha indicato che un nuovo avvocato avrebbe dovuto essere nominato dal consiglio dell’ordine, a causa della gravità dell’accusa. La corte si è ritirata in camera di consiglio ed è tornata dopo un paio di minuti. Dopodiché ha respinto l’idea che nuovi avvocati dovessero essere nominati ed ha frettolosamente annunciato la colpevolezza di Arslan, condannandolo a 10 anni di carcere, senza alcuna motivazione o riferimento ad alcuna prova di sorta. Dopo la sentenza, tutti in aula hanno reagito ed applaudito la corte in segno di protesta. Alcune persone hanno gridato e detto che questi giudici saranno condannati per quello che hanno fatto. Sevilay (moglie di Arslan) ha gridato e detto: “Mi chiedo come possiate andare a casa e guardare negli occhi i vostri figli; la vergogna su di voi”; è stata coraggiosa, ma ovviamente è rimasta profondamente colpita. Un altro nostro vecchio amico ha gridato: “Ho trascorso 20 anni nei tribunali penali come giudice, ma non ho mai visto un processo come questo, che vergogna!” I giudici non hanno detto nulla, neanche una parola e son rimasti in silenzio.
Il personale della sicurezza ha quindi sgomberato l’aula. Arslan non ha mostrato alcuna reazione, perché sapeva cosa sarebbe successo: non è stata una sorpresa per nessuno.
Diciamo che questa non è la fine, ma solo un inizio.
Cordialmente”.
(firma omessa)